Il presidente eletto Joe Biden è tornato sui fatti di mercoledì a margine di una conferenza stampa tenuta venerdì pomeriggio (orario locale) nella sua città, Wilmington, in Delaware. Biden ha detto che spetta ai deputati democratici decidere se procedere o meno con l’impeachment del presidente uscente Donald Trump, che ha definito “inadatto a servire il paese” e “uno dei presidenti più incompetenti che gli Stati Uniti abbiano mai avuto”. In merito al tweet con cui Trump ha dichiarato che non sarà presente alla sua cerimonia di insediamento, Biden ha detto: “È un bene che non si presenti”.

Nancy Pelosi dice che verrà avviato l'impeachment se Trump non si dimetterà

La speaker Democratica della Camera Nancy Pelosi ha scritto una lettera ai deputati dicendo che il suo partito procederà già la prossima settimana con l'impeachment se i Repubblicani non convinceranno Trump a dimettersi. I piani dei Democratici erano già noti da alcune ore, ma continuano a esserci forti dubbi che ci siano i tempi per rimuovere Trump dal suo incarico con l'impeachment. 

Se infatti il passaggio alla Camera potrebbe essere relativamente agile, il Senato dovrebbe poi tenere il processo e votare entro il 20 gennaio. L'ultima volta, lo scorso inverno, ci erano voluti mesi. Anche nell'ipotesi di un processo molto rapido sembra difficile bastino 12 giorni, secondo gli esperti citati dai giornali americani. In ogni caso, l'impeachment dovrebbe essere approvato da due terzi del Senato, e quindi – oltre che da tutti i Democratici – di almeno 16 senatori Repubblicani. 

Un punto della situazione

• Giovedì sera Trump ha pubblicato un video assai pacifico in cui ha infine riconosciuto che il prossimo presidente sarà Joe Biden, e ha condannato l'attacco al Congresso. È stato un netto cambio di registro, dopo che fino all'ultimo aveva parlato di “elezioni rubate” assicurando che avrebbe lottato fino all'ultimo per cambiarne il risultato, giustificando i suoi seguaci che avevano attaccato e devastato il Campidoglio mercoledì.

• Dalle ricostruzioni dei media americani sembra che a convincerlo a cambiare atteggiamento siano state le possibili conseguenze legali del suo comportamento incendiario e assolutorio, e in particolare la possibilità che venisse rimosso dal suo stesso governo con l'attivazione del 25esimo emendamento. 

• Nonostante la sua amministrazione si stia sgretolando, e le ministre Elaine Chao e Betsy DeVos si siano dimesse, per il momento sembra che non ci sia molta concretezza nell'ipotesi della rimozione da parte del suo governo. Trump è però isolato come non lo era mai stato, e sempre più alleati ne stanno prendendo le distanze.

• I Democratici hanno detto di voler avviare una procedura rapida di impeachment, votandola alla Camera già la prossima settimana. Al momento sembra però perlomeno improbabile ci siano i tempi burocratici e logistici perché possano portarla a termine entro la fine del mandato di Trump, il 20 gennaio. Poi dovrebbe comunque essere approvata da due terzi dei senatori, altro scenario molto difficile nonostante l'isolamento politico di Trump.

• Trump ha anche ripreso a twittare, annunciando tra le altre cose che non parteciperà alla cerimonia di insediamento di Joe Biden il 20 gennaio.

• Oggi è stata notificata la morte di un poliziotto che era stato ferito durante l'attacco al Congresso. È il quinto decesso legato alle violenze di mercoledì, dopo quelli di quattro civili (compresa la donna colpita da un colpo di arma da fuoco dentro al Campidoglio).

• L'FBI e la polizia intanto stanno cercando di identificare le centinaia di sostenitori di Trump che hanno assaltato il Congresso.

Cosa farà adesso Trump?

Ora che sembra aver abbandonato anche gli ultimi tentativi di contestare il risultato elettorale, ci si chiede cosa farà Trump nei rimanenti 12 giorni del suo mandato. La prossima settimana dovrebbe andare al confine col Messico a visitare i cantieri del muro che ha fatto costruire, e secondo CNN vuole dare alcune interviste di fine mandato ai media. Potrebbe concedere altre grazie presidenziali – si ipotizza anche che possa graziarsi da solo – e firmare alcuni ultimi provvedimenti. Dovrebbe poi arrivare un annuncio su quando lui e la First Lady Melania Trump intendano lasciare la Casa Bianca. Trump ha già detto che non parteciperà alla cerimonia di insediamento di Joe Biden.

Uno stralcio della testimonianza della fotogiornalista del New York Times Erin Schaff, che era nel Campidoglio durante l'attacco. Dopo essersi allontanata dalle porte dell'edificio, i sostenitori di Trump l'hanno raggiunta chiedendole per chi lavorasse. Dopo aver scoperto dal suo pass che era del New York Times, si sono arrabbiati e l'hanno buttata a terra, rompendole le macchine fotografiche. Nonostante le sue richieste d'aiuto, nessuno è intervenuto. Dopo che i suoi aggressori sono scappati, ha incontrato la polizia, che però non le ha inizialmente creduto quando ha detto di essere una fotografa. Gli agenti le hanno puntato contro le pistole, prima che altri due colleghi la identificassero come giornalista.

Perché Trump ha cambiato registro

La vera notizia delle ultime ore è che Trump ha cambiato drasticamente registro rispetto all'atteggiamento e alla comunicazione tenuti fino a ieri. Quello che sappiamo su quanto successo alla Casa Bianca arriva dalle ricostruzioni dei principali media americani, che parlando con molte fonti nell'amministrazione raccontano che a convincere Trump a riconoscere infine che il prossimo presidente sarà Biden, e a condannare l'attacco al Campidoglio, siano state in buona parte le possibili conseguenze legali ai suoi danni. 

Secondo i giornali americani, i suoi principali consiglieri, dalla figlia Ivanka all'avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone, sono riusciti a persuaderlo che se avesse proseguito a giustificare l'insurrezione di mercoledì e a proclamarsi vincitore delle elezioni avrebbe potuto essere rimosso dal suo stesso governo con il 25esimo emendamento. Le possibilità di successo dell'eventuale procedura di impeachment che potrebbero avviare i Democratici, invece, sono sempre sembrate molto scarse, per i tempi e per la mancanza della necessaria maggioranza dei due terzi del Senato. Ma è comunque probabile che almeno una parte dei senatori Repubblicani avrebbero preso in considerazione l'idea di sostenere l'impeachment, se Trump non avesse cambiato atteggiamento. Le testimonianze, quasi tutte anonime, parlano di un Trump ancora più irascibile e intrattabile del solito, e arrabbiato principalmente con Pence per non averlo sostenuto fino all'ultimo.

Il Washington Post racconta che Trump è sempre più solo e isolato: non soltanto per le dimissioni delle ministre Elaine Chao e Betsy DeVos, ma anche per quelle di diversi membri di rango inferiore dell'amministrazione, e per le tante prese di distanza di prominenti alleati Repubblicani, compresi quelli che lo avevano sostenuto strenuamente fino a pochi giorni fa. Un ex membro dell'amministrazione bene informato ha detto al Washington Post che nel governo una discussione molto preliminare sulla possibile attivazione del 25esimo emendamento è stata abbozzata. Diversi politici Repubblicani, dice sempre il Washington Post, hanno rinunciato a consigliare Trump, e sperano soltanto che non faccia altri danni nei 12 giorni che gli rimangono da presidente.

Trump, che sembra aver ripreso a twittare a regime, ha confermato che non parteciperà all'insediamento di Joe Biden il 20 gennaio, come ampiamente pronosticato. Secondo le fonti dei giornali americani, dopo l'attacco al Congresso è sempre più probabile che ci sarà il vice presidente Mike Pence, che invece prima era sembrato restio a partecipare.

Secondo CNN, il video assai pacifico pubblicato ieri sera da Trump per riconoscere infine che il prossimo presidente sarà Joe Biden è stato il risultato di forti pressioni e trattative con i suoi consiglieri più stretti, compresa la figlia Ivanka, che lo hanno convinto che senza una condanna dell'assalto di mercoledì al Campidoglio sarebbe stato rimosso. Secondo al ricostruzione di CNN, Trump non voleva registrarlo, ma ha acconsentito che ne venisse scritto il testo, che una volta pronto ha approvato, per il sollievo dei suoi consiglieri.

Nel suo primo tweet testuale dopo il blocco dal social network, Trump ha esagerato di quasi un milione i voti che ha preso alle elezioni (in realtà sono 74,222,958), ma è sembrato comunque ammettere di averne ricevuti meno di Joe Biden.

«I 75 milioni di grandi patrioti americani che hanno votato me, AMERICA FIRST, e MAKE AMERICA GREAT AGAIN, avranno grande voce in capitolo in futuro. Non saranno trattati ingiustamente o irrispettosamente in nessun modo o forma». 

Si parla sempre più di impeachment

A Washington sono passate le 10, e le prime notizie della mattinata riguardano l'intensificarsi delle discussioni sull'impeachment, la procedura con cui il Congresso potrebbe rimuovere Trump dalla presidenza. Nonostante il video di ieri sera, in cui Trump di fatto ammetteva per la prima volta che dal 20 gennaio non sarà più lui il presidente, i Democratici stanno organizzando il lavoro per avviare la procedura di impeachment. 

Non vuol dire necessariamente che lo faranno, e soprattutto sembra al momento improbabile che la procedura possa concludersi entro la fine del mandato di Trump. Altrettanto difficile è attualmente l'ipotesi che l'impeachment sia approvato dal Senato.

Ma secondo tre fonti sentite da CNN, parlamentari e assistenti stanno preparando una bozza in modo che potenzialmente possa essere votata già la settimana prossima. Questa tempistica è stata confermata dalla deputata Democratica Katherine Clark, assistente della speaker della Camera Nancy Pelosi, che ieri sera ha avuto una riunione al riguardo con i suoi consiglieri. 

Un'eventuale risoluzione di impeachment dovrebbe essere approvata dalla Camera, dove i Democratici non avrebbero problemi (hanno la maggioranza, e avevano già approvato la precedente mozione di impeachment, quella sull'Ucraina, poi bloccata dal Senato). Poi dovrebbe esserci un breve processo al Senato, che dovrebbe approvare l'impeachment con una maggioranza di due terzi. 

Prima dei fatti di mercoledì sarebbe stato impensabile, oggi lo è un po' di meno, anche se resta difficile. Il senatore Repubblicano Ben Sasse ha detto che considererebbe una mozione di impeachment, ma servirebbe che a pensarla come lui fossero molti altri senatori del Partito Repubblicano, un'ipotesi che al momento sembra implausibile. In questo scenario poi il problema più grande per i Democratici sarebbe il tempo, come fanno notare due esperti del Lawfare Blog: «anche nel più rapido degli scenari, la procedura di impeachment dura alcuni giorni» (l'ultima volta durò mesi).